CILIEGIE & NEBBIA

(Ph: fonte internet)

 CILIEGIE & NEBBIA


E l’ospite infilò disumanando il piede che porta non seppe d’infilare

E dalla medesima porta socchiusa dischiusa boccuccia scolotrattile

s’appese a richiesta che nacque maldestra malnata castrata eppure viva

e nebbia io gli vidi intorno, ma l’ospite di sbieco chiamato fu in disparte

e nebbia tra i capelli e ciliegie nel suo cesto lesto io vi scorsi e chiesi

chiesi, si,

chiesi di tutto,

chiesi vilipesa, chiesi incompresa…

Ma chiesi, maledettamente chiesi

Ciliegie e nebbia

Ed io golosa e fertile al contempo seppi poi farcirmene

E le chiese in cui giovinetta m’inginocchiai

mi si richiusero in un fiato e tutte dietro

E catechesi alle gonnelle non poteron

la puttana che innanzi ora facea saputa gogna

E scranni di secolari inginocchiate sgranellarono

sotto ginocchia sbucciate da colpe fin troppo sospese appese

ed il peso della vagina bussò restituendomi l’asprigno

ed il peso restante ad ogni venditore di ciliegie infimo

ed io di nuovo libera

e ciliegie e nebbia in fondo al parco

nello sviottolo di cui tu non sapesti,

dove lasciavo dondolare il mio morbido culo

nei cotoni di cui amavo fasciarmi nell’Aprile che fu tuo e fu mio

e scesi il praticello fino in fondo,

fino a dove mi trovasti tu…

ed io liquida e presa ed io infima e degna

ed infine cotta dall’aria che distante tenni eppure indenne…

ciliegie e nebbia, quaresima e banchetto…

in astinenza che racconti comarifera rinunzia inflitta e flessa si,

compressa al guanto in pandemico mio virus e guarigione

che catarro in fondo al bronco ricompensi desiderio e negazione




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