CASTAGNE ARROSTO E NICK CAVE

 

(in ricordo del caro amico Massimo Todisco)


CASTAGNE ARROSTO e NICK CAVE


Credevo di saper convivere con una perdita.

Il tempo mi ha insegnato la scorza e la durezza.

Per non piegarmi alle amarezze della vita, e il suo passaggio.

Poi arriva una domenica di gennaio e fuori ci sta pure il sole,

caffè caldo, occhi di sonno, accendo un display, leggo di Te.

Tuo fratello scrive che non ci sei più.

Usa parole semplici Stefano, dirette, segnano una mancanza esatta.

Ed io sono arrivato a metà scritto che ancora vorrei dirmi che mi sbaglio,

che non ho capito, ma continuo, leggo tutto, sino in fondo,

e quello che temevo è quel che è:

l'amico Max non abita più qui.

Il dolore si fa vivo dietro la mascella, comincia sempre da li,

è il segnale che preannunzia il nodo in gola,

i ricordi delle nostre serate sono vividi, chiassosi.

Che film vediamo stasera?

Chi cucina?

Chi controlla il fuoco?

Poi il vino scorreva,

gli aneddoti tra un boccone e l'altro si facevano fitti,

il film che avremmo visto era già mezzo spoilerato tra un boccone e l'altro,

ma è lo spudorato amore per il cinema che parla per noi, come al solito,

un amore condiviso, nelle discussioni sui registi,

su ogni inquadratura, sul bisogno di raccontare ciò che si è visto,

sui ricordi di Bowie,

sulla musica che amavamo, sui discorsi sul vinile

e quel documentario su Nick che tenevi tanto a farci vedere,

commentato immagine per immagine.

Fu l'ultima sera che ci vedemmo.

Il tuo male ti avrebbe aspettato dietro l'angolo tempo dopo.

Ti avrebbe strappato forse la voce,

ma non il sorriso, soltanto la voce, non il coraggio.

Il tempo dei sorrisi intanto sbiadiva.

E sul diario ho un appunto scritto:

TELEFONARE A MAX

Ho paura di rileggerlo,

ho paura di scoprire fino a che punto tu manchi.

I luoghi della pancia che abiti.

Confido di trovarti in un tempo futuro,

nelle canzoni che amavi, nei film condivisi,

nel modo di appassionarci alle cose, alla vita.

Ed ogni volta che mi mancherai sarà li che ti cercherò.

Ed ogni volta tu sarai lì

Con i tuoi occhi lucidi, i discorsi fitti,

in un racconto perfetto dove i buoni non vanno via così.

È il male che dunque vince?

O vinciamo noi?

In questa stanza nessuno ricorderà quel male.

Ma molti ricorderanno te.

Vincono gli uomini, talvolta.

Hai vinto tu.

Ed ora che sei andato posso dirtelo:

Che bella luce fai da qui.

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