KONTROLLE MACHT FREI

 


Foto performance KONTROLLE MACHT FREI
(Matino, Museo MACMa, - ph F.G. Livera)


“Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea e non si ribellano perché sono oppresse.
In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse.”
(G. Orwell)






CONCEPT
Eric Arthur Blair, alias George Orwell, oggi.
Quasi tutti gli inquietanti squarci premonitori della sua spietata riflessione sul potere hanno preso forma.
Se non in modo coercitivo, perlomeno in una sacca placentare morbida che comunque ci incanala verso il comune risultato finale: IL CONTROLLO DELLE MASSE.
Un regime totalitario globale che avrebbe dismesso l’utilizzo dei conflitti come arma di aggregazione forzata, sostituendoli con una forma di capitalismo che avrebbe comunque decapitato alla fonte l’intierezza dell’individuo.

Foto performance KONTROLLE MACHT FREI
(Napoli, museo PAN - Ph M. Caccavale)


In una capillarità di intervento di cui solo Orwell avrebbe previsto l’impatto.

Con la sola differenza che la società descritta in 1984 è una società controllata quasi esclusivamente dal castigo e dal timore di esso, mentre nella realtà il castigo è raro e di solito mite, ed il controllo è stato ammantato di piacevole connettività globale.
Sicché oggi non siamo più individui inquadrati per caratteristiche geografiche, culturali o di personalità, ma massa informe (ed al contempo chirurgicamente testata) di dati.
Dati che confluiscono tramite i social su cui quasi tutti depositiamo le nostre vite.
Dati che ci vengono inizialmente chiesti in “modo gentile”, tramite i centinaia di ACCETTO che caratterizzano le iscrizioni ad un qualsivoglia tipo di social.
In quelle decine di click noi forniamo il lasciapassare per l’accesso alla riservatezza delle nostre vite.


Da quel click in poi accettiamo la monitorazione delle nostre scelte.
A questa concessione “morbida” si agganciano una serie di furti periodici di dati che vengono volta per volta deviati verso enti ancora più oscuri, e che svolgono la parte più sporca del lavoro iniziato dai social.
Se nel secolo precedente il sistema si limitava (nella prima fase) a suggerirci i prodotti degni di nota, nella seconda parte (quella attuale), il sistema è passato ad un livello in cui la “previsione” ha un ruolo determinante, ed il controllo dell’individuo ne ottimizza l’esito possibile.
In un porcilaio di intenti in cui le bestioline condotte al macello non siamo altri che noi.

Foto performance KONTROLLE MACHT FREI
(Napoli, 
museo PAN - Ph M. Caccavale)

La psicopolizia dei romanzi orwelliani è sostituita dal nostro stesso bisogno di accedere claustrofobicamente su ogni social che faccia da cordone ombelicare col resto della massa, cui siamo legati in forma fobica, in una società che ha forgiato intorno le nostre fragilità, il perfetto meccanismo di auto rassicurazione plasmato sull’effetto/specchio che gli stessi social nutrono spasmodicamente.

Inutile poi dirvi che in un tale sistema dove l’essere umano sia “impecorito” a tali livelli, i cleptoparassiti dei piani più alti possano osare di tutto su noi, è sufficiente mettere intorno una cornice suadente ed il criceto comincia a correre.
In KONTROLLE MACHT FREI (Il Controllo Vi Rende Liberi) è dunque rappresentato il mesto patibolo cui tutti allegramente (ed inconsapevolmente) conduciamo.

Foto performance KONTROLLE MACHT FREI
(Matino, Museo MACMa, - ph F.G. Livera)

Perché la medesima ghigliottina che ci induce al consumo, non gradisce che il singolo criceto rimanga desto e cosciente, ma predilige una forma di dormiveglia appena sufficiente a fargli consumare senza blaterare, sorridere senza ragionare.

Condizione ideale per questa forma di nazismo 2.0 che non prevede né lager, né divisioni di panzer al confine.
Anzi, nelle prigioni dorate in cui tutti siamo detenuti, l’unica costante prevista è esattamente il “sorriso”.

Nessun reato possibile dichiarato.
Lunghezza della pena: imprecisata.
Depositari della chiave: indefiniti.
Possibili vie di fuga: nessuna

Benvenuti sul pianeta di detenzione denominato comunemente: Terra

PS: Il titolo in forma allegorica si ispira alla frase ARBEIT MACHT FREI (dal tedesco: “Il lavoro rende liberi”) era il motto posto all'ingresso di numerosi campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale.


ASSISTENTE DI SCENA:
Simona Schirinzi


LUOGHI ESPOSITIVI:
-Nell’ambito dell’evento: Art Performing Festival (III ed. 2018)
 A cura di Gianni Nappa, in collaborazione con Pantaleo Musarò
 Museo MACMa, Palazzo Marchesale Del Tufo, Matino (Le) 09/07/18 

-Nell’ambito dell’evento: Art Performing Festival (IV ed. 2019)
 A cura di Gianni Nappa, in collaborazione con Ester Esposito
 PAN (Palazzo Delle Arti) Napoli 20/07/19


video/art tratto dall'atto performativo:
Kontrolle Macht Frei [Choral Performance Act]
(fonte: Youtube)

LOCANDINA PERFORMANCE:
Ph: fonte internet - grafica: Anna Paola Fiore


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