LA PROMESSA
Foto da performance LA PROMESSA (Castello Carlo V, Lecce - Ph Pablo Peron) |
CONCEPT
Europa, che magnifica chimera tu sei.
Che splendido, dorato, malsano miraggio divenisti.
E sulle tue coste, come su mai troppo sbiadite trincee, s’accumulano cadaveri che le tue politiche farlocche non seppero salvare, e nemmanco avvisare, del tuo inganno.
Del tuo farti ape regina senza erigere giusti alveari, del tuo miele amaro, del farti culla di popoli, ed insieme farti dimentica delle leggi del diritto di ognuno.
Un tempo madre di civiltà e regni dove la filosofia andava a braccetto con la giustizia, ed il potente non rasentava il ridicolo, mantenendo il braccio teso verso il suddito, consapevole che il suo potere partiva dal basso.
Ed oggi, che sei ammasso informe di terre tenute unite solo da diritti bancari, potentati extrapolitici obliqui ad ogni senso democratico, che muovi fili mai rivelati, ragioni e sposti confini solo in funzione di interessi monetari, decidi quale popolo è sovrano e quale è suddito, che manco la più disonesta delle guerre passate seppe infierire con lame di spade più rugginose e vigliacche.
Affamando a turno per donar vantaggio a sovranità non ottenute a colpi di elezioni, ma solo a colpi di statuti illeggibili, eppure chiari, nella loro raffinata ghigliottina.
Così che infine i cittadini europei son defraudati di qualsiasi diritto in terra propria, e la medesima terra, essendo luogo di nessuno, ma patria di freddi sistemi bancari, è facile chimera per disgraziati e succubi d’altrove, che infine sbarcandovi, s’accorgono, della promessa mancata, del magnifico inganno, sulla loro pelle, già emaciata da ingiustizie oltreconfine.
Come lurida Troia ti ergi a maestra di antichi rigori di cui non ti capaciti e fingi di imprestare le tue beltà al viandante, per poi muggerlo come una zecca munge il sangue al cane senza più padrone.
E si accumula ancora questa triste e scura umanità sulle tue coste malsane.
E piangono le madri alla vista dei cadaveri galleggianti che ancora il cordone ombelicare urla i suoi liquidi strappati, piangono i padri, sentendosi colpevoli del non aver saputo nutrire e guidare quelle piccole mani.
Tu non piangi mai però, assordata dalle macchinette contasoldi dietro cui mascheri i tuoi trattati dai nomi altisonanti. Imputtanita solo dai tuoi freddi conteggi annuali, dai tuoi parametri imprescindibili.
Da chi volle un’unione di stati forgiata solo nel tritacarne del far cassa, difesa da muri impermeabili all’umanità.
Attendi il collasso della mia mente come una matrigna indegna, depennandomi ed infilandomi in fredde statistiche, uniche bibbie a cui obbedisci, in un oggi il cui genuflettersi di ognuno, passa da una mano divina, ad un egoismo arcigno, cieco, sordo ad ogni richiamo.
Mi vergogno di appartenerti, mi vergogno delle tue sembianze, che brucerei le pietre dietro i miei passi, pur di non rimembrare ciò che mi ha portato a Te.
Foto da performance LA PROMESSA (Castello Carlo V, Lecce - Ph Pablo Peron) |
COLLABORAZIONI:
-con la partecipazione di Michaela Stifani e Annalucia Indennitate
ASSISTENTE DI SCENA:
Tiziana Corona
LUOGHI ESPOSITIVI:
Atto performativo realizzato nell'ambito di:
-VISIONARY ART SHOW
A cura di Dores Sacquegna
Palazzo Vernazza, Lecce 14/05/17
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