PANIC ROOM


Foto da performance PANIC ROOM
Art&Ars Gallery, Galatina - Ph Pablo Peron

[Istruzioni sul grado di angoscia da insinuare nel cittadino medio per ottenerne il controllo]

CONCEPT

Questo mio lavoro nasce col preciso intento di creare una finestra surreale sul bisogno odierno, da parte dei sistemi governativi occidentali, di fornirci un elenco di paure semi/obbligatorie, rinnovabili nel tempo, intercambiabili a seconda delle tendenze, e strutturate capillarmente per lederci sottilmente ma quotidianamente.
Da come si evince nel titolo, mi ispiro alla “classica” PANIC ROOM all’americana, evoluzione del bunker nel periodo guerra fredda, stanza ove si fugge in frangenti di situazioni d’emergenza, attendendo che giungano soccorsi.

Foto da performance PANIC ROOM
Art&Ars Gallery, Galatina - Ph Gigi Rigliaco


Dal punto di vista elaborativo invece, mi ispiro alla installazione di Joseph Beuys:
“I like America and America likes me” (1974)
Nel lavoro originale, Beuys faceva riferimento all’episodio di San Francesco e il
 lupo, ove il santo rabbonisce la bestia e desiderando fare una forte critica alla società americana di allora, sempre pronta (come oggi) a fronteggiare (e spesso ad inventare) nuovi nemici, semplicemente con l’intento di svuotare arsenali, l’artista si fece rinchiudere in una gabbia, insieme ad un coyote selvatico, con solo un bastone per difendersi.
L’intento catartico era evidente, ben oltre il fatto che lui rischiò davvero di essere sbranato.
Io intendo edulcorare e rendere grottesco l’effetto, sicché anche le paure oggi
offerteci sfiorano il grottesco, quindi è mio intento chiudermi in una stanza trasparente, per estremizzare il concetto di luogo/non luogo, insieme ad un gatto mansueto, e tra me e lui, una scatola di cibo per gatti.
Io sarò chiaramente armato e bardato a dovere.

PANIC ROOM & AMERIKA
Chi decide di cosa dobbiamo aver paura oggi?
Chi decide il livello di paura che dobbiamo trattenere rimanendo lucidi?
Chi sostituisce e rinnova gli oggetti da temere nel paniere quotidiano dettatoci?
Gli americani, maestri del fast-food gastronomico ma anche ideologico, crearono appositamente la PANIC ROOM, rivisitazione democratica, oltre che in stile “Liberty” del Bunker adottato nel periodo della guerra fredda, a ridosso del cuneo di paure atomiche allora incombenti.

Foto da performance PANIC ROOM
Art&Ars Gallery, Galatina - Ph Pablo Peron

Ma a ben riflettere, costoro han sempre legiferato sul cittadino con su una mano la loro onnipresente Holy Bible, e sull’altra una pistola.
Perché il cittadino americano (ed oggi, tutto l’occidente) mai dimenticasse che deve aver paura di qualcosa,
necessariamente, costituzionalmente, cellularmente.
E questo molto prima di Pearl Harbour, unico caso di attacco a sorpresa al territorio americano.
E so che in questo momento alcuni penseranno alle Torri Gemelle, ma temo che quella messinscena non gli sia venuta ottimamente, un’ottima ragione però per dichiarar la guerra necessaria ogni dieci anni che consente a loro di svuotare gli arsenali.
L’economia stessa dell’America si basa sulla vendita di armi: al dettaglio, all’ingrosso, nei market, nei laboratori, di contrabbando o alla luce del giorno, per commissione o per vendita diretta, conto alla cassa, thanks.
Come si può vendere meglio un’arma dunque?
Dando all’acquirente in offerta il bisogno di pensare a qualcosa da temere giornalmente, è chiaro.
Pratica che nemmeno il tanto agognato primo presidente nero è riuscito a sradicare, e perché?
Perché dietro l’angolo sarebbe stato pronto un Oswald qualunque, nel caso costui si fosse opposto.
Perché in realtà l’America tutta è rimasta alla cultura dei risolutori sceriffi polverosi del west.

Foto da performance PANIC ROOM
Art&Ars Gallery, Galatina - Ph Pablo Peron

Chiaramente al giorno nostro ciò non sarebbe più riproducibile in quel modo, oggi occorre fornire al singolo cittadino nuove fresche paure più complesse, più epidermiche, più sottili, comunque onnipresenti, perché se il cittadino non ha paura smette di comprare armi, perché se il sistema non rinnova le paure, non si hanno più scuse per le belligeranze d’occasione, utili per le svendite d’armi d’occasione.
Quindi il sistema monta tutto un apparato di bisogni di protezione autosufficienti ed autorigenerati per nutrire il paniere delle paure comuni.
È il sistema che decide per te cosa devi temere, l’informazione poi ti inietta la dose quotidiana sufficiente alle nevrosi del singolo, per accompagnarlo a comprare una Smith & Wesson, anziché un sandwich. Viceversa questo sarebbe “quasi” un mondo felice.
La mia PANIC ROOM racconta il livello attuale del sistema, e forse l’addormentamento delle masse.
Ma in fondo sta ad ognuno poi decidere se domani deve alzarsi dal letto e chiedersi:
CHI SARÀ IL MIO PROSSIMO NEMICO?


COLLABORAZIONI:
un ringraziamento a Sheena, nella sua prima performance da gattina


ASSISTENTE DI SCENA:
Simona Schirinzi


LUOGHI ESPOSITIVI:
-Nell’ambito dell’evento: DOUBLE
 A cura di Gigi Rigliaco,
 Art & Ars Gallery, Galatina (Le) 13/12/14
 

LOCANDINA PERFORMANCE:
Ph: fonte internet - grafica: Anna Paola Fiore


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